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Narcisismo e “Puer Aeternus”: il terrore di diventare “grandi” e la fissazione allo stadio adolescenziale come chiave di lettura del Disturbo Narcisistico di Personalità.

Chiunque abbia avuto a che fare con partner, amici o parenti affetti da Disturbo Narcisistico di Personalità sa quanto loro temano la vita adulta (sebbene si mascherino da “grandi” per essere temuti) e quanto detestino assumersi responsabilità (sia affettive che materiali) verso sé stessi e gli altri.

I NP sono “vestiti” da adulti, ma si comportano come bambini arrabbiati, egocentrici, viziati e timorosi del futuro; rimandano continuamente un’evoluzione e una crescita cercando di permanere in uno stato di perenne “adolescenza”.

Non si tratta di mantenere uno spirito giovanile, ossia crescere restando giovani “dentro”, decidendo cosa sia più giusto per la propria vita al di là di schemi sociali imposti (esempio sposarsi o non, fare figli o non trovare un lavoro fisso…); i NP vorrebbero proprio fermare il tempo e non assumersi le responsabilità che gli si attribuirebbero naturalmente per ruolo o età, incolpando – di contro – gli altri perché non lo fanno.

L’attribuzione della colpa al mondo esterno è la chiave di lettura per differenziare un semplice spirito libero/anti-conformista da un/una NP.

Gli spiriti liberi, sbagliano, fanno scelte contro-corrente, ma pagano cara la propria libertà, ossia affrontano la solitudine e l’indipendenza e non hanno bisogno di indossare maschere o beneficiare dei vantaggi che la vita adulta da.

I NP invece, vogliono mantenere la dipendenza della vita infantile e nel contempo acquisire i vantaggi della vita adulta, senza però assumersene la responsabilità e incolpando l’altro per ogni genere di errore; in questo modo preservano la maschera di “perfezionismo” e di assoluta estraneità alla vita reale.

La tipica affermazione che vi sentirete dire quindi – non sarà “io non voglio sposarmi, non me la sento, non rientra nei miei desideri”, perché ciò implicherebbe la responsabilità di lasciare andare un partner che non condivide i nostri stessi obiettivi, ma sicuramente “io vorrei sposarmi, ma tu facendo questo mi hai fatto passare la voglia, perché non ti vedo affidabile” … o ancora vostra madre non dirà “non sono capace di comunicare i miei sentimenti e dare affetto” ma dirà “tu sei un figlio cattivo e ingrato e non capisci quanto ho fatto per te” o infine un padre invece che dire “non ho saputo capire bene la mamma e la nostra relazione per quanto ci amassimo è terminata”, ma dirà “la mamma è pazza/cattiva io non ho mai voluto che ci lasciassimo, ma lei è una persona senza valori”.

In questo modo, vi manipolano sui sensi di colpa, attraverso il ricatto affettivo e il gaslighting; loro sono innocenti bambini, brave persone trattate male da ingrati irresponsabili o pazzi.

Siamo tutti “un po’ narcisisti”, condividiamo la paura di crescere, sbagliare e lottiamo contro il tempo per avere un equilibrio tra dovere, ruoli da incarnare e piacere, ma se questo  tratto diventa “patologico” non è più possibile entrare in contatto con parti se stessi e svilupparle in un’ottica di individuazione; si verifica una pericolosa stasi evolutiva, dove non è ammissibile ammettere di avere paura e si indossa una maschera per non farsi scoprire vulnerabili e inermi bambini pieni di ferite, arrabbiati o senza armi per combattere “il mostro” – ossia quel genitore negativo interiorizzato, che si è percepito come abusante o superare la rabbia e il risentimento per quella ferita antica, mai rimarginata.

Per questo i narcisisti vi uccidono con le bugie, perché di fatto – non sopravvivrebbero alla verità.

Gli adulti sani considerano la vita come un susseguirsi di sfide evolutive, difficili, ma stimolanti e vogliono condividerle con gli altri, mentre i NP percepiscono le richieste di evoluzione da parte del mondo esterno come una minaccia e tentano quindi di evitare o sfuggire l’età adulta attribuendo responsabilità e colpe agli altri (genitori, partner, amici e persino figli).

Perché dovrei diventare adulto? E se poi divento come quel mostro di mia madre/padre? “Non mi fregheranno mai”! Io non ci cado!

Emerge quindi anche un aspetto paranoide, di profonda e radicata sfiducia di base verso le relazioni, nelle quali si entra col dolo di parassitare l’altro e riappropriarsi di quello che è stato il maltolto – o ciò che si suppone possa esserlo – dell’infanzia.

Il narcisista deve avere indietro e deve averlo da chiunque e con qualunque mezzo, senza farsi scoprire però con le mani cestino.

Il narcisismo patologico può essere considerato una fissazione ad un determinato stadio evolutivo, ma anche e soprattutto una forma patologica di rabbia per un presunto torto subito in infanzia; quasi certamente si tratta dell’esito di una ferita traumatica vissuta in famiglia (o contesti di appartenenza – scuola, amici, etc.,), di una reazione disturbata e disturbante ad un abuso psicologico, affettivo emotivo o sessuale (reale o immaginato sulla base della soggettiva percezione di determinati eventi e la scarsità di risorse per fronteggiarli).

I carnefici possono essere i genitori, cosi come gli insegnanti, il gruppo dei pari, la tata etc.

Madre narcisista

Per abuso psicologico o affettivo non s’ intende solo il maltrattamento o l’abbandono (INCURIA), ma anche L’IPERCURA (come nel caso di madri isteriche, anaffettive e morbose che soffocano i propri figli – Sindrome di Munchausen) e la DISCURIA ossia forme malate o inadeguate di attaccamento ed accudimento.

La formula tipica è quella di una madre immatura ma iper-presente, con tratti di forte dipendenza, castrante, soffocante (spesso abusante a vari livelli) legata in modo infantile e patologico ad un uomo anaffettivo, egocentrico, maltrattante e assente. Queste madri si manifesteranno agli occhi dei poveri narcisisti come vittime, ma di base, utilizzano il vittimismo come arte manipolatoria e restano legate al loro persecutore a vita, usando i figli come armi.

I figli si trovano incastrati in una doppia trappola: dovranno prendersi cura della madre difendendola “dal mostro” paterno, colludendo con la visione della madre, verso la quale nutriranno sentimenti ambivalenti (attrazione, attaccamento, senso di colpa, rabbia, rifiuto) e non troveranno nel padre un modello di identificazione valido, ma paradossalmente ne subiranno il fascino tirannico, quale uomo che domina la madre, le donne in generale, i fratelli, i nonni… e che ha potere su tutto e tutti.

Nel caso delle figlie femmine, queste saranno costrette ad identificarsi con un femminile debole e masochistico che subisce il potere maschile o ad assumere su sé stesse questo potere per proteggere la madre e per non sentirsi di essere “dominata da un mostro”. In ogni caso avranno sia problemi ad identificarsi con un femminile sano che ad investire affettivamente sul maschile.

È per questo che da grandi ragazze o donne con tratti isterico-borderline sono attratte dai narcisisti e viceversa, perché apparentemente sono padri buoni, bambini seduttivi percepiti come innocui oppure figure ambivalenti; per l’uomo narcisista la donna isterico-borderline è una forma di anti-depressivo naturale che da un lato gli ricorda la parte positiva della madre e del padre, ma non troppo. Il conflitto maschile rientra molto nella tematica del materno/non-materno.

In ogni caso entrambi condividono problemi di individuazione e identificazione col ruolo maschile o femminile adulto, la paura dei legami e il bisogno di ricreare un sistema familiare chiuso, per lottare contro i mostri infantili, rimettendo in atto (inconsciamente) la storia familiare.

Per semplificare, crescere significherebbe identificarsi con l’aggressore, per questo il/la narcisista preferisce restare bambino/a ed essere trattato come una vittima oppure scegliere (inconsciamente) di incarnare entrambe i ruoli, passando da vittima/bambino ad aggressore/mostro con un partner che fa altrettanto con lui/lei.

Il “bambino cronico” è affetto da forti deliri di onnipotenza, non sente di avere limiti, obblighi o doveri; qualsiasi cosa fa, vi sta facendo un favore.

I suoi sguardi languidi, i suoi pianti strazianti (uomo o donna che sia non cambia) seducono e muovono a compassione l’altro che deve occuparsi di lui/lei per sempre e quando l’altro “apre gli occhi” pretendendo che il/la narciso/a dimostri un comportamento adeguato alla sua età o ruolo, partono vendette, dispetti, trappole, ricatti affettivi, morali o scatti di ira, rabbia, sparizioni, fughe, tradimenti.

Questo trattamento di inversione di ruoli (madre/padre-figlio/figlia) è riservato a TUTTI, figli inclusi. Ecco quindi che tutti i familiari, volenti o nolenti, girano intorno al principe o alla principessa, senza che lui/lei debba provare o manifestare loro gratitudine e/o riconoscimento.

I rapporti con le famiglie di origine, sebbene conflittuali, sono sempre preferiti a quelli attuali. L’obiettivo è mantenersi FIGLI, mimando e recitando un ruolo adulto in un’altra famiglia per esigenze strumentali (avere figli, avere un’identità adulta in prestito).

Il puer aeternus è spaventato dal crescere perché dovrebbe lavorare su sé stesso/sé stessa, affrontare le sue ferite e i suoi mostri interiori, rinunciando ai vantaggi del vittimismo cosmico o dell’indipendenza affettiva patologica (io non ho bisogno di nessuno).

Anche i bambini che sono stati amati troppo restano vittime del loro narcisismo, perché si abituano, di fatto ad un trattamento di idolatria e servilismo da parte degli altri (“sua maestà il bambino” diceva Freud**).

**Nella psicoanalisi classica, paradossalmente, si può, perciò essere narcisisti e allo stesso tempo altruisti; come nel caso di quei genitori che proiettano sui figli la continuazione dell’investimento che un tempo era diretto su loro stessi, e al quale ora hanno dovuto rinunciare. “His Majesty the Baby” (Sua Maestà il Bambino), così definisce Freud nel saggio sul Narcisismo del 1914 quei figli che rappresentano la “riviviscenza e la riproduzione” del narcisismo dei genitori. Oppure, all’opposto, si può essere egoisti e non narcisisti, per esempio quando l’investimento libidico è su di una persona, ma solo per soddisfare i bisogni sessuali dell’Io. O ancora, egoisti e“straordinariamente narcisisti” quando l’investimento sessuale è rivolto verso se stessi come amore sublimato. (Il narcisismo esiste ancora? – Belotti – http://www.aperture-rivista.it/public/upload/Bellotti13.pdf).

Se anche tu ti riconosci in queste parole e vuoi approfondire l’argomento visita anche:

www.psicologiadicoppia.net

www.silviamichelini.com

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