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La Madre Narcisista e la Figlia Femmina: La Catena Intergenerazionale del Trauma Affettivo nel
Femminile

Premessa: in ogni madre possono esserci tratti isterici e narcisistici, ma non tutti sono “gravemente
disfunzionali”, qui si parla di casi GRAVI.

Gelosia
Chi ha avuto o ha una madre gravemente infantile, narcisista e isterica, avverte costantemente la sua
gelosia, che sia velata o diretta, arriva con quella sensazione piu’ o meno chiara di qualcosa che stride. Non
si tratta di avere un comportamento giovanile o amicale coi figli, quanto piu’ trattarle come “sorellastre
privilegiate”dalle quali emanciparsi costamentemente. La madre narcisista cerca di competere con la figlia,
perché spesso è anch’ella una figlia di narcisisti gravi e per questo conserva la sua struttura narcisistica
sclerotizzata. In altri casi, soprattutto quelli covert, la madre ha spesso rinnegato la sua individuazione e la
sua emancipazione per “dedicarsi totalmente al marito e ai figli”. In entrambe i casi manca una
maturazione psico-affettiva nel carattere della madre. Per questo, la MN si mette sempre in competizione
con la figlia, esempio interrompendola mentre parla con le amiche di qualche sua nuova avventura o
successo, cercando di “prendere la scena” in ogni modo e laddove non riesce, a guastarla. Soventemente le
madri narcisiste intrudono nella vita delle figlie cercando di “fare amicizia o uscire con le loro amiche”, su
un versante overt cercano anche di ironizzare in modo malizioso sui loro rapporti con i fidanzati
sconfinando in confidenze che si farebbero piu’ ad un’amica adulta che ad una figlia; le madri covert
mettono il muso o si comportano da vittime in occasioni speciali o quando la figlia raggiunge un traguardo o
banalmente si veste bene per andare a ballare. Le svalutazioni possono essere dirette “quel vestito…
mmm… bah ti fa grossa…” o meno dirette “vai, divertiti, io sto poco bene, ma chiamero mia cugina stasera
non preoccuparti”.

CO-dipendenza
Una madre infantile ed emotivamente inadeguata (in generale vale per tutti i genitori disfunzionali), che
sfrutta tuttavia, il potere del suo ruolo e dei sensi di colpa per generare dipendenza nei figli, induce questi
ultimi ad ambire per tutta la vita alla sua approvazione. Questa ricerca di contatto, conferma e
approvazione irragiungibile, viene spostata anche su eventuali partner nella vita adulta e questo
infantilismo relazionale delegante” mantiene intatta la diade madre-figlia sabotando implicitamente i
tentativi di quest’ultima di evolvere e crearsi una sua indipendenza. E’ come un incantesimo che impedisce
ai figli di raggiungere l’indipendenza emotiva e anche economica delle volte. Spesso queste figlie credono di
emanciparsi sposandosi, e di proseguire cosi ad “asservire” qualcun altro che penserà a loro. In molti casi, si
rendono conto ben presto di aver sposato un partner identico alla madre o che mantiene un’impostazione
asimmetrica nella relazione, tale da impedire all’altro di maturare. Si resta “incastonati” in un maternage-
drama eterno. La madre narcisista rinforza ogni fallimento relazionale della figlia, passandole
contemporaneamente il concetto di “uomo inutile ma indispensabile”. Ne castra l’evoluzione per tenerli a
sé e sentirsi eternamente bambina. L’uomo è inutile, pericoloso, inaffidabile, volgare e insensibile… ma “tu
non hai saputo scegliere quello giusto” che riabilitasse non solo la figura maschile spesso danneggiata che
hanno interiorizzato queste donne, ma il concetto di “uomo cattivo” in generale. Ogni respiro che fa il
fidanzato o il marito della figlia viene analizzato ed utilizzato per screditare e allontanare, cosa che in
generale fanno tutti i genitori narcisisti, mentre loro paradossalmente, potrebbero intrattenere
serenamente relazioni disfunzionali che indirettamente danneggiano anche i figli. E che accade se questi
uomini sono realmente anaffettivi, duri etc. che le madri narcisiste si erigono a principi azzurri delle figlie
schierandosi con loro in lotte distruttive dell’uomo cattivo o triangolano le figlie coi generi, stringendo con
loro una sorta di alleanza nella quale “la figlia non sa capire il marito mentre la madre si”. La figlia viene
spesso ripresa o svatutata davanti al marito e le figlie hanno la sensazione dissonante e disturbante che la
madre stia letteralmente “flirtando” col genero.

Vergogna e Colpa
Le madri narcisiste ritengono di essere state danneggiate dalla maternità: “Per crescere voi ho dovuto
rinunciare a…”, e voi vi sentite indirettamente responsabili della loro infelicità, in colpa per essere nati.
Questa vergogna e questo senso di colpa vengono interiorizzati dalla figlia e poi spostati sui partner. Da lì
nasce un certo tipo di masochismo relazionale, in donne che sembrano non avere dignità né valore se
questo non è confermato dal partner sfuggente e anaffettivo. Il bisogno di essere viste, riconosciute e
finalmente “perdonate”; le porta a inseguire amori impossibili, convinte che, se riuscissero a guadagnarsi
l’affetto di un uomo emotivamente inaccessibile, allora forse riscatterebbero il senso di colpa originario.
Questi figli si convincono di non valere nulla, di essere per gli altri “dei danni”, “delle disgrazie”. Per questo
motivo, o finiscono per incarnare questo ruolo alla fine, attirando continuamente situazioni di rifiuto e
svalutazione, oppure, per espiare queste colpe, conducono esistenze caratterizzate da un costante martirio
interiore e da relazioni in cui si sacrificano continuamente. Possono diventare persone che si annullano per
gli altri, iper-responsabili e incapaci di mettere confini, sempre alla ricerca di una redenzione che, in fondo,
non arriverà mai.

riconoscere madre narcisista

Il loro senso di sé si costruisce attorno all’idea che, per essere accettati, devono pagare un prezzo:
rinunciare ai propri bisogni, accettare umiliazioni, dimostrare valore attraverso la sofferenza. È una
dinamica che si autoalimenta: più si sforzano di essere amate, più scelgono persone che non sanno amarle.
E così il copione si ripete, fino a quando non arriva la consapevolezza che quel senso di colpa non
appartiene a loro, ma a chi gliel’ha instillato. Solo allora può iniziare la vera liberazione.

La Catena Intergenerazionale del Trauma Affettivo nel Femminile
Le madri narcisiste generano nelle figlie un’eredità emotiva complessa, fatta di vergogna, senso di colpa e
bisogno di espiazione, che si tramanda di generazione in generazione. Questi schemi relazionali
disfunzionali, se non riconosciuti e affrontati, si ripetono nella vita delle figlie, influenzando il loro modo di
amare, di percepirsi e di rapportarsi agli altri.
Fin dall’infanzia, la figlia di una madre narcisista è costretta a imparare che il suo valore dipende dalla
capacità di soddisfare le aspettative materne. Non esiste un amore gratuito: ogni gesto d’affetto è
condizionato dalla performance, dal compiacimento, dal sacrificio. Questo porta la bambina a interiorizzare
l’idea che, per essere amata, deve guadagnarselo, adattandosi costantemente ai bisogni dell’altro e
rinunciando ai propri. Questa logica perversa si radica così profondamente che, crescendo, la figlia diventa
una donna che cerca inconsapevolmente relazioni in cui possa dimostrare il proprio valore, spesso
scegliendo partner anaffettivi, sfuggenti o svalutanti, che ripropongono la dinamica materna.

Catena intergenerazionale
I figli di madri gravemente narcisiste tendono quindi ad accontentarsi o a ricercare modelli di relazione che
permettano loro di mettersi costantemente in sfida inconscia con la madre che hanno paura di tradire.
Dentro, però, trattengono sentimenti e pulsioni contrastanti: da un lato il desiderio di emanciparsi,
dall’altro il terrore di perdere l’amore materno, che li ha abituati a equilibri precari e a ricatti affettivi.
Questo conflitto interiore crea un lavoro difensivo continuo, che negli anni costruisce una corazza emotiva,
una struttura rigida che impedisce di sentire il dolore, ma al tempo stesso blocca anche la possibilità di
provare sentimenti autentici. La corazza diventa una protezione contro la vulnerabilità, ma anche una
prigione che isola e inaridisce.

Nel femminile, questa eredità può manifestarsi in diverse forme:

  • L’auto-svalutazione cronica: la convinzione di non essere mai abbastanza, di non meritare amore e
    attenzione se non a costo di sacrifici e sofferenze.
  • La dipendenza affettiva: il bisogno ossessivo di essere riconosciute da figure emotivamente
    irraggiungibili, perché solo “vincendo” l’amore di chi le respinge possono sentirsi finalmente
    abbastanza.
  • L’iper-controllo emotivo: una tendenza a reprimere ogni vulnerabilità, perché mostrarsi fragili
    significherebbe esporsi al rischio del rifiuto o dell’umiliazione.
  • La paura del tradimento e del successo personale: ogni tentativo di autonomia viene vissuto con
    senso di colpa, come se affermare se stesse equivalesse a tradire la madre e la sua sofferenza.
  • L’identificazione con l’aggressore: alcune figlie, pur di non sentirsi vittime, finiscono per adottare a
    loro volta tratti narcisistici, riproducendo sugli altri la stessa rigidità e mancanza di empatia subite
    nella loro infanzia.

madre narcisista

La catena intergenerazionale del trauma affettivo si spezza solo con la consapevolezza e il lavoro interiore.

È necessario riconoscere il peso ereditato, distinguere il proprio valore dal riconoscimento altrui e imparare a essere libere dalla necessità di conquistare continuamente l’amore. Solo allora la corazza potrà aprirsi, lasciando filtrare la luce.

Dott.ssa Silvia Michelini