Cos è l’odio?
L’odio è un meccanismo di difesa, strettamente connesso all’aggressività e alla rabbia, che scatta in seguito alla sensazione (esperita per la prima volta o anche in età adulta) di essere “in pericolo di vita” ed impotenti di fronte alle minacce provenienti dall’ambiente esterno.
Queste minacce di morte possono essere reali (malattie, incidenti…) o emotive ( derivanti dal dolore esperito nelle relazioni disfunzionali che viviamo durante in primi anni di vita), senza che vi sia la possibilità di sentirsi protetti da parte di chi ci ama o dovrebbe amarci: i nostri genitori e in particolare la madre.
Quando sperimentiamo odio per la prima volta?
L’odio è un sentimento ancestrale, primordiale; il neonato è completamente vulnerabile ed indifeso, per questo necessita di una madre presente e sufficientemente adeguata, che possa rispondere alle sue esigenze fisiche, affettive e psicologiche.
Se un bambino nasce e cresce in un ambiente familiare disfunzionale (caotico, disgregolato, violento, intrusivo, ambiguo, anaffettivo) sperimenta un costante clima di terrore e maturerà – all’interno delle relazione con la madre o con le altre figure di riferimento – sentimenti di deprivazione affettiva, umiliazione, svalutazione e abbandono.
Le sue esigenze fisiche, psicologiche ed affettive non saranno appagate e nel peggiore dei casi verrà punito, maltrattato o svilito per il solo fatto di averle manifestate.
I sentimenti di paura, rifiuto e abbandono sperimentati dal bambino durante le quotidiane interazioni (madre-figlio/padre-figlio/care giver/figlio) vengono codificati nel cervello emotivo ed arcaico (cervello rettiliano) come “minacce di morte”.
Questa minaccia biologica fa si che i sistemi di attacco e fuga restino sempre accesi e che ieri come oggi la “ferita narcisistica primaria” di abbandono venga vissuta come una grave offesa ed ingiustizia– anche se i ricordi legati ai motivi di questo odio e sete di vendetta, saranno ormai rimossi e spesso – NEGATI O SOTTOVALUTATI DA PARTE DEI GENITORI.
Per un bambino “ non essere visto”, riconosciuto nei suoi bisogni primari è estremamente doloroso perché mina il diritto all’esistenza stessa. Per questo il dolore provato viene rimosso perché percepito come minaccia di morte e di distacco dal genitore dal quale si dipende per la propria sopravvivenza.
Un bambino inerme e sottomesso cosa può fare? crearsi una corazza, sopravvivere come può trasformando il suo dolore in rabbia e successivamente in odio.
L’odio e la rabbia quindi – ci difendono dallo sperimentare nuovamente il dolore dell’abbandono e dell’umiliazione vissuta nelle relazioni primarie.
Ciò che è paradossale è che un bambino impaurito e ferito a chi può rivolgersi per farsi aiutare se non ai propri genitori? il genitore dovrebbe essere colui/colei che difende il bambino dai pericoli del mondo esterno e gli/le garantisce sicurezza e affetto, ma se la minaccia arriva proprio da loro?
Al bambino non resta che rimuovere l’odio verso il genitore (almeno fino all’adolescenza) al fine di sopravvivere.
E’ in questo preciso momento che una persona perde se stessa, impara a conformarsi sul genitore (o sull’altro), ad idealizzarlo (non vederne gli aspetti negativi), a sottomettersi al volere altrui pur di essere amato, riconosciuto e visto.
E’ in questo momento che nasce il paradosso della dipendenza affettiva: tu mi fai del male, ma io ho bisogno di te per sopravvivere, mi vergogno e per questo e vorrei distruggerti o distruggermi, ma mi sento vuoto e quindi torno da te perché mi fai sperimentare quel dolore, che mi ricorda chi ero, che sono vivo e che quel bambino di allora, aspetta ancora.. nascosto nell’ombra e in lacrime che qualcuno, lo veda lo prenda tra le sue braccia . (D.ssa Silvia Michelini).
Per questo ti cerco, ma in realtà TI ODIO e MI ODIO perché ho bisogno di te.
E’ in questo abbandono che germoglia il seme delle future delusioni amorose, del ricercare nell’altro sempre qualcuno che ci dimentichi, ci trascuri, ci umili e ci sottometta.
In età adulta l’odio rimosso può tramutarsi in desiderio di RISCATTO NARCISISTICO o vendetta.
La vendetta implica tuttavia – la distruzione dell’oggetto d’amore/della persona che sentiamo ci ha fatto del male, ma rende impossibile sia una eventuale riparazione che la soddisfazione delle antiche esigenze affettive frustrate.
Per questo si verifica una pericolosa e dolorante stagnazione interna, che emerge nel conflitto e il senso di rifiuto verso il genitore abbandonico in età adulta.
Questa vendetta potrà anche “spostarsi” ed essere operata più o meno consciamente su altre persone (partner/amici) o anche verso se stessi (masochismo relazionale/auto-distruttività).
L’odio rivolto verso se stessi, diviene depressione, auto-sabotamento, ricerca di condotte auto-lesive.
L’odio diventa disprezzo per sé stessi, perché siamo stati deboli, impotenti, perché siamo stati RIFIUTATI ma abbiamo delle necessità e per soddisfarle, ieri come oggi, abbiamo bisogno DELL’ALTRO.
Odio me stesso e gli altri perché NON SONO INVULNERABILE.
A livello psicodinamico si verifica una scissione importante: genitore buono vs genitore cattivo.
La parte del genitore buono viene idealizzata o nel peggiore dei casi CREATA DAL NULLA attraverso LA FANTASIA, al fine di evitare i sensi di colpa interni per aver desiderato e provato odio verso la stessa persona che amiamo e che vorremmo ci proteggesse e ci amasse.
Per un figlio è di vitale importanza salvare il genitore, immaginarne uno, crearne uno e dipendere da esso anche a scapito di se stesso.
Di fatto in questo modo il bambino “dimenticato” perde la sua identità e non gli resta che IDENTIFICARSI CON L’AGGRESSORE O CON IL GENITORE CHE ODIA, vivendo eternamente in una bolla grigia, in una zona d’ombra come in un perenne gaslighting.
Se non percepiamo l’odio quindi, cosa sentiamo oggi in seguito a una ferita abbandonica?
L’odio rimosso si manifesta nell’adulto sotto forma di rabbia, ricerca di riscatto (devo avere oggi quello che non ho potuto avere ieri oppure devo fare a te oggi quello che è stato fatto a me ieri), insoddisfazione, competitività, depressione, dipendenza, problemi relazionali e una costante sensazione di vuoto legata al mancato riconoscimento primario.
Permane inoltre una pretesa infantile e capricciosa di essere amati e riconosciuti dal partner, dagli amici, dal capo a lavoro cosi come avremmo dovuto esserlo un tempo da parte dei nostri genitori.
Ma se per un neonato è un diritto naturale imprescindibile, per un adulto, diventa paradossale e tragico.
E cosa possiamo fare oggi per guarire?
Innanzitutto accettare che quello che non abbiamo avuto, i traumi subiti non cambieranno ma possiamo cambiare noi in prospettiva di essi.
Oggi siamo adulti siamo responsabili delle nostre azioni, possiamo darci ciò che ci manca, affrontare i nostri sensi di colpa, accettare e superare.
Il che non significa giustificare o dimenticare, ma non vergognarsi più con se stessi di cosa proviamo, permetterci di stabilire dei confini con chi ci ha fatto del male, (anche non volendo) soprattutto se ancora oggi sperimentiamo nel rapporto coi genitori il dolore dell’abbandono o dell’inganno emotivo di un tempo, perché oltre a non cambiare, questi genitori ci impongono spesso lo stesso schema anche in età adulta – pretendendo di avere in cambio (oggi) quello che sostengono di aver fatto per noi quando eravamo piccoli.
“Il senso di colpa e il ricatto emotivo sono le armi più utilizzate dai genitori narcisisti (o diciamo semplicemente EGOISTI e infantili ) per spingerti a secernere ancora oggi quell’amore che non hanno dato, ma che millantano con tutti di avere donato ai loro figli considerati ingrati e impuniti, ma che di fatto si trovano nel presente a risperimentare l’ingiustizia e l’umiliazione di doversi sottomettere e rinnegare il proprio vissuto interno”. D.ssa Silvia Michelini
Questo “riscatto” viene percepito dal bambino abbandonato come un ulteriore sopruso alla sua libertà oggi: la libertà di rimettersi insieme pezzo per pezzo in solitudine o in tranquillità, di leccarsi le ferite e CRESCERSI DA SOLO.
Questo vuol dire che ciò che non abbiamo avuto non ci verrà più dato, ma che noi oggi abbiamo la responsabilità di smettere di aspettarcelo dagli altri.
Per questo motivo l’odio non va temuto, non va giudicato ma va ACCETTATO cosi da evitare di AGIRLO sugli altri o su se stessi.
Va accettato perché è lecito, perché se lo provi ci sarà un motivo e solo accogliendolo puoi gestirlo e decidere come drenarlo oggi.
Non vuol dire fare del male ai propri genitori o detestarli, ma comprendere quanto fossero vuoti, quanto lo sono ancora oggi e quanta fortuna abbiamo noi nel potercene accorgere e spezzare la catena dell’odio.
DEDICATO A CHIARA E A SILVIO
Se sei interessato/a visita anche www.psicologiadicoppia.net e www.silviamichelini.com
Condivido e mi trovo a sperimentare, a prendere consapevolezza di quanto esposto in questo articolo..
volevo solo aggiungere che spesso, anche quando si cerca di interrompere il meccanismo tipico delle relazioni disfunzionali, ovvero quello che ti porta a scegliere partner che in realtà ti allontanano, in virtù di partner benevoli e pronti ad accoglierti, è proprio li che si prende piena consapevolezza del problema perchè non si riesce cmq (almeno nel mio caso) a non colpevolizzare l’altro a non sentire più quel vuoto, quella tristezza che rimane sempre dentro.. si ha sempre la sensazione di essere sbagliati.. e di fare scelte sbagliate anche se davanti a se si ha davvero una persona che potrebbe interrompere quel meccanismo, ma le difese sono talmente alte che è possibile che ci si accanisca anche con chi potrebbe mettere fine al circolo vizioso..
Vero e tragico. Gli uomini che potrebbero volermi bene non li noto neanche o mi creano insofferenza e vivo nella costante sensazione che mi abuseranno appena li lascio entrare. Sola soffro di isolamento e deprivazione di contatto, in coppia di angoscia e ossessione.
Sono dalla parte della madre odiata ! Anche se sono d’accordo su tutto ciò che ho letto, non mi ci trovo come genitore narcisista ! Sono 4 anni che non vedo mio figlio! Noto in lui un gran dolore e non posso aiutarlo
Sono una madre odiata, da figlio e nuora e famiglia di lei. Ovviamente il mio dolore grande e’ per mio figlio che non vuol avere nessun tipo di rapporto con me e con noi (il padre). Vorrei sapere capire per poter accettare. Non mi riconosco in famiglia prolematica. nemmeno in madre autoritaria, anzi forse troppo rispettosa??? O forse non ho cpaito niente?
Prima di odiare una madre molte cose devono accadere. Un figlio desidera amore non rispetto. Amare vuol dire esserci, vuol dire anche avere punizioni per far capire che un genitore è li per insegnare, amare, proteggere il proprio figlio. Supportarlo e renderlo autonomo nelle proprie decisioni. Questo da parte del rispetto e dell’ amore verso i propri figli. Non le imposizioni, essere presente ma in realtà non esistere . Cercando di manipolare i figli, essere figlio del figlio, oppure essere assenti, anafettivi, e far crescere i figli da altre figure. Se odia voi un motivo ci sarà.
Vi ringrazio dell’articolo. Non sapevo di avere un odio dentro di me, a parte verso mio padre, il narcisista.
Ho scoperto tramite la psicoterapia di odiare anche mia madre, che non mi ha difesa e verso tante persone che hanno o avevano ciò che io non ho mai avuto.
Questa rabbia si era trasformata in atteggiamenti punitivi verso gli altri, della quale non mi rendevo conto.
Inoltre non mi permetteva di comunicare per evitare lo scontro e questo ha fatto sì che esplodesse in determinati momenti in scatti di ira nei quali distruggevo oggetti.
Finalmente vedo la rabbia e la sento in superficie, la osservo e la comprendo, è giusta, è viva e sto cercando di trasformarla in qualcosa di utile.
È difficile guardarsi allo specchio.
Questo articolo è meraviglioso . Descrive perfettamente la sensazione di quello che sto vivendo . Mio padre non può più farmi del male perché è morto . Mia madre sempre antagonista e mia nemica . Spero di essere ad un buon punto del mio percorso . Ma mi sento vuota .
Mi sono svegliato come da un lungo sonno solo a 37 anni ed ho compreso quanto mio padre con la complicità sottomessa di mia madre abbia distrutto la mia vita e quella dei miei fratelli e sorelle.
Certe persone dovrebbero evitare di mettere al mondo dei figli innocenti che pagheranno per tutta la loro vita la follia delle loro menti.
Come te ci sto facendo i conti ancora oggi. A 44 anni. Certe persone non dovrebbero mai incontrarsi, ne tantomeno mettere al mondo dei figli. La mia è stata ed ancora una vita devastata e sempre in bilico con la depressione e il pensiero costante che solo la morte (mia) potrebbe mettere fine a tutto
Sono 36 anni che ancora non ho rosolto… Smettere di pretendere l’amore perso dagli altri… A dirsi è facile ma quando si ripresentano i mostri è difficile a farsi…
Totale senso di vuoto. Ecco cosa provo. Non mi sento capita, non mi sento amata. Sono un punto invisibile al mondo, pienamente consapevole che esserci o non esserci non farà alcuna differenza. Le persone dicono cose belle perché vestono un ruolo, perché è la convenzione sociale, non perché lo provino davvero. Tutti hanno bisogno di espiare le proprie colpe e affrontare le proprie paure nella relazione con l’altro, non ho ancora incontrato qualcuno che dica di amare per il fine stesso di amare. Andando a scavare c’è sempre un motivo per cui si viene spinti verso alcune persone o altre persone.
Avrei voluto rimanere ignorante, non sapere quali meccanismi si celino dietro certi comportamenti, perché ora non solo non sono più la parte debole che si fa guidare da due persone che non hanno saputo vivere con amore per i figli, ma mi tocca pure essere la parte forte, quella che capisce, quella che sa, con il dovere morale di fare anche il primo passo, quanto mi costa farlo. Vorrei per una volta che qualcuno anziché appoggiarsi a me, lasci che sia io ad appoggiarmi, cullandomi un po’. Non è facile essere forti senza la maschera della rabbia.
Il tuo messaggio mi crea per un attimo mezzo sorriso.. pensavo di essere L’ unica a provare certe cose invece eccoci qui…fa male
Ti capisco in pieno e condividuo ogni tua parola.
Tutto molto vero. Sono 28 anni che cerco di liberarmi di mia madre e più precisamente mio fratello. Ho sviluppato verso di loro un senso di odio profondo proprio. Abbiamo sempre litigato pesantemente, e lei non è mai e dico mai, riuscita a dire che avessi ragione io! Mai.
Sono stufa di tutto questo, me ne sono andata di casa un anno fa e finalmente sto meglio ma il senso di rancore, rabbia e altre emoxioni negative sono rimaste e vedo la morte come l’unica soluzione per mandarle via.
ti capisco mio padre e un narcisista e mia madre e succube di lui
Tutto vero. Ancora oggi nn ho la facoltà di perdonare e accettare. Nn riesco ad amarla. Troppo odio.
Si non riesco ad amarla neanche io S3ntirei farmi violenza ed ogni volta che ci provo mi sembra di recitare una farsa
Sono un genitore che ha allevato i figli da solo,due figli sempre a litigare in modo violento non ho mai dato ragione all uno o all altro impossibile cambiare la situazione e oggi odiano me e loro Gli voglio bene ,vorrei aiutarli ,ma come mi avvicino scappano gridando,come apro bocca gridando,Non trovo la chiave per ritrovarlo ,forse dovremmo partire da zero.Forse le cose non stanno come sembrano,dovremmo capire che siamo così e accertarci per quello che siamo senza paranoie e pensieri sempre negativi
Vivo questa situazione… sento veramente mia ogni singola parola.
Ora sono grande e mi rendo conto di quanto io sia emotivamente vuota e mi ritrovo a crescere da sola, nonostante sia già adulta. La mia età anagrafica non corrisponde a come mi sento dentro. Mi sento una bambina impaurita, arrabbiata e sento di aver saltato delle tappe di crescita che mi ritrovo ad affrontare, oggi, da sola.
Non è facile fare tutti i giorni i conti con questa cosa. Agli occhi degli altri poi, se non hai subito cose evidenti, non hai mai nulla. Non riesco a confidarmi bene nemmeno con le persone a me strette.
Ora sono in psicoterapia e prendo dei farmici, spero di stare meglio. Io ce la sto mettendo tutta.
Volevo condividere con voi questo pensiero, a chiunque stia come me, non siete soli, un saluto.
Ti capisco benissimo.
È ciò che purtroppo provo anch’io.
Sto facendo il tuo stesso tipo di percorso, identico. Però ho anche delle perplessità sulla psicoterapia. Queste sono legate al fatto che spesso bisogna essere in totale sintonia col terapeuta, e non è facile trovarne uno così.
Poi, che la terapia usa il mio vissuto, che però è elaborato da me, giace nei miei ricordi. E spesso questi ricordi li esplicito al terapeuta, filtrati. Anche soltanto dal tempo. Oppure da altri traumi che li hanno, per così dire, seppelliti.
Per cui, mi rendo conto, che tutto va a “fortuna”.
Sia nel trovare il terapeuta giusto, che entri in relazione vera e profonda con chi soffre mentaente, e riuscire a portare a galla, dal profondo del nostro vissuto, i ricordi giusti, quelli che ci hanno fatto soffrire allora, e che hanno deviato o debilitato la nostra vita.
Non credo che serva più di tanto…e penso che la cosa migliore è prendere le distanze da questi genitori (inconsciamente?) subdoli manipolatori ma magari prima, se si riesce con tranquillità, spiegare o scrivere loro il perchè. Andate a trovarli solo a Natale e Pasqua!
Provo le tue stesse sensazioni .
Tiziana
Disamina perfetta. Sembra che in questo articolo c’è ciò che il mio cervello cerca di nascondermi.
Grazie davvero.
Si non riesco ad amarla neanche io Sentirei di farmi violenza ed ogni volta che ci provo mi sembra di recitare una farsa
Scusate, non capisco perché il rapporto simbiotico avviene con la madre che si odia dando colpe di assenza al padre? Castigandolo non rivolgendo la parola quasi a punirlo
Grazie
A me la mia mamma fa una grande pena, non è mai stata in grado di amarmi e di accettarmi per quella che ero e sono. Ha sempre buttato addosso a me le sue frustrazione, ansie, fallimenti e infelicità. Ho sempre ricevuto da parte sua insulti di ogni genere, umiliazioni e botte sin da quando avevo dieci mesi ( lo raccontava lei ridendo a parenti ). Ora ho 40 anni, piano piano i ricordi si sono fatti sempre più vivi e puliti, piano piano ho fatto un percorso e sono riuscita a trovare un po’ di serenità. Questo lo devo soprattutto alla fortuna di aver incontrato, per via del mio lavoro che mi porta a spostarmi, delle persone fantastiche che mi hanno accolta come se fossi parte di questo famiglia. Qui ho conosciuto il calore di una famiglia, o meglio ho compreso cosa potrebbe darti una famiglia. Il café preparato la mattina, aspettarti per pranzo e ricevere un messaggio quando tardi da lavoro, trovare un piatto caldo quando tardi… Lentamente il mio odio si è trasformato in compassione, perché io guardo quella donna e dentro di me sento una grande tristezza, ringrazio però di non essere diventata come lei… Certo, ho le mie problematiche non posso negare che questo, non abbia lasciato strascichi. Ma quando mi guardo allo specchio, sono orgogliosa di ciò che sono e ciò che sono non lo devo sicuramente ad una persona così.
L’articolo più bello e sensato che abbia letto. Ha centrato in pieno TUTTO. Sono straziata dal dolore. Ho 24 anni e ho preso la sbagliata decisione di iscrivermi all’università….questo mi ha costretta a rimanere a casa (scelta difficile, ma che mi sono imposta perché ho una sorella più piccola e non avrei mai potuto abbandonarla alle cattiverie di mia madre). Soffro ogni giorno. Ogni giorno vengo umiliata in qualche modo. Il bello è che al di fuori dal nucleo familiare vengo rispettata e certe volte anche ammirata (cosa per me alquanto strana…a volte credo le persone che ho intorno stiano solo fingendo).
Ho vissuto una relazione tossica. Col senno di poi mi sono resa conto che era IDENTICO a mia madre.
Ora ho trovato un compagno amorevole e attento…eppure non riesco a godermi la nostra relazione… vivo sempre nell’ansia che lui stia fingendo, che il suo amore sia falso… pretendo molto emotivamente e a volte mi arrabbio e me la prendo con lui…poi capisco che lui non è un mio genitore…che non mi deve niente e che sta facendo già troppo…. ho paura di rovinargli la vita. Ho paura di non farcela….
Con una terapia mirata ce la si fa.
Pazzesco come senta mie tutte le parole di questo articolo. Come descriva esattamente cose successe ed emozioni che non è facile rendere concrete nella propria mente.
Ho quasi 40 anni e lavoro su me stessa per trovare serenità da almeno 25 anni e penso lo farò per tanti altri. Ho cambiato molti terapisti perché mai giusti e ho capito che ha ragione chi dice che è importante il terapeuta. Mi ero scoraggiata, ma alla fine ho trovato quella giusta e ti aiuta a capire tante cose. Prima di tutto è necessaria la consapevolezza, poi l’accettazione (forse la fase più difficile) e poi la liberazione…..vivendo finalmente senza condizionamenti dal passato e senza paure, essendo semplicemente e meravigliosamente noi stessi al cento per cento. Ne sono sicura, possiamo riuscirci!
Terapia mirata? Le vite di ogniuno di noi con genitrice tossica non sono standard… Io dico sempre provare per credere… La persona che ti ha dato la vita e poi te la rovina con vessazioni verbali gravi e alzate di mano da piccoli…lo sentivi il dolore che ti infliggeva…ti lasciava i segni….mi dicono adesso e vecchia…rispondo ma è stata anche giovane aveva tutto il tempo per riparare…ma il suo ego………
Infatti MIRATA significa soggettiva ma finalizzata al problema.
È esattamente quello che provo e sento io… è così dura…
Ho quasi 70 anni e x tutta la vita ho litigato con mia madre, sarò stupida io a non capire che è inutile.
Non sono una santa, ho un carattere difficile, forse preso da lei, ma io non vado in giro a diffamare, non vado dagli avvocati cercare di togliere ciò che è mio.
Non mi ha mai guardato come una figlia ma una antagonista.
Cosa dite lascio ormai perdere e spero se ne vada da quel Signore che dice di amare tanto e gli dedica 3 messe al giorno e 5 rosari?
Ho passato anni a cercare uomini che mi facevano in realtà solo male, e con la mia famiglia di origine provavo solo dolore e vuoto. Dopo aver, direi miracolosamente, trovato un uomo fatto per me e buono, con cui ho fatto anche dei figli. E nei confronti della mia famiglia di origine provo ora invece un senso di odio puro, dove penso che il loro decesso mi potrà far provare un sospiro di sollievo. forse sto guarendo? Sto nella fase successiva?
Articolo che spiega alla perfezione le dinamiche. Io 35 anni e proprio oggi ho mandato di nuovo a cagare mia madre (per mio padre mi limito a tenere al minimo i rapporti aspettando che lasci questo paneta) ed ogni volta spero sempre che sia l’ultima ma per lei è più importante mantenere il suo punto che avere un rapporto sereno con suo figlio, sono 20 anni e più che la avviso di cambiare modo di porsi nei miei riguardi ma sembra essere sorda ai miei sfoghi di rabbia. Mi sento male ASSOLUTAMENTE NON a causa del senso di colpa (voglio dire…dopo 20 anni di avvisi te la sei cercata, un’altra persona l’avrei tagliata fuori già tanti anni fa) ma perchè mia madre, la persona che DOVREBBE volermi più bene nell’universo sta costringendo il figlio ad essere una “persona che ha ripudiato la madre” .
E voi potreste dire -eh ma allora tu che la tratti di merda?-
E la mia risposta è la seguente : io non sento il bisogno di avere alcun tipo di relazione con lei quindi non ho bisogno di ricambiare…se lei vuole un rapporto con me allora deve stare alle mie condizioni, e se non le stanno bene queste condizioni benissimo! però mi aspetto di non sentirti nè vederti più per tutto il resto della tua vita. Nella mia vita non ho bisogno di persone che mi facciano stare male o perennemente sulla difensiva.
Mi sono imbattuta per caso in questo blog e ho scoperto molte situazioni uguali alla mia e purtroppo sembra impossibile che di madri così ne esistano tante. Io ho 48 anni e onestamente sono stanca di combattere con i mulini a vento, un’infanzia di violenze fisiche e verbali. Dico solo che a 35 anni mi ha messo le mani addosso spingendomi a terra davanti a mia figlia che ne aveva 12 e questi sono traumi che purtroppo non appartengono solo a me. Non riesco a provare amore per questa persona
l’odio e’ sempre rivolto a me stessa, che continuo a cadere nell’inganno della sua manipolazione. Per lei provo si odio violento, ma anche ribrezzo, disgusto. Ho sempre indosso la maschera della donna forte, indipendente, mentre dentro ho una voragine di dolore. Ogni tentativo di allontanarmi e’ sempre’ stato ostacolato in TUTTI i modi, se ci provavo erano guai seri e non riuscivo a fronteggiarla. La strategia nella quale e’ piu abile, e’ quella di privarmi delle forze e delle energie per prendere decisioni, quind nella vita ho avuto anoressia, esaurimenti che non si contano piu, tutti provocati scientemente da lei, con lo scopo di piegarmi e sottomettermi, voleva che rionoscessi la sua magnificienza, la sua grandezza e che fossi la sua ombra (per questa ragione ti ho messa al mondo!)
A 26 trovo il coraggio incredibile di andarmene di casa, senza esagerare troppo eh infatti vivevo a due chilometri dai miei, mica che andassi troppo lontano. Mi ha tormentata per una anno intero, anche con telefonate anonime minacciose. Ma alla fine si e’ rassegnata. A 32 anni mio padre improvvisamente muore. Da quel momento la mia vita e’ finita, sono entrata in un turbine malefico orchestrato da lei. Non ho piu avuto una vita, e mi sono accorta di quanto mio padre era incosapevolemente un cuscinetto che la moderava. Morto lui e’ finito tutto, e’ diventata un diavolo e per completare l’opera, 6 anni fa ha un incidentee e resta su una sedia a rotelle. Chiaramente io divento la sua badante con le conseguenze nefastee di distruggere quel poco che ero riuscita a costruirmi. Ora di anni ne ho 56, sono sempre la sua badante. Negli ultimi sei mesi prendo finalmete la prima vera decisione della mia vita: mi trasferisco, cambio vita, odio questo posto, questo lavoro, l’ultima parte della mia vita voglio che sia in un posto diverso, do le dimissione e ho un’occasione di lavoro in un’altra regione vicino ai miei cugini ai quali sono molto legata. Chiarmente la narcisa sarebbe venuta con me, certo non posso lasciarla qui. Pensavo ingenuamente che ormai era anziana, molte malattie invalidanti, forse ora era possibile fare scelte senza scatenare il finimondo……mi sono vergognosamente sbagliata. Ci vorrebbe una biblioteca per descivere cosa mi sta facendo passare in questi mesi, dispetti pesanti. Usa gli altri per fermarmi, compreso mandarmi a casa la polizia per denunciarmi di inesistenti maltrattamenti, si ferisce e poi chiama ambulanza dicendo che la picchio, sparge feci sul letto….cosine cosi , leggere leggere proprio, nel suo stile . L’ eta’ torna a suo favore come giustificazione (ha un po di demenza, mi dicono, certo lo so, ma il punto non e’ quello) e lei ci gioca con questo e infatti ormai non si nasconde piu, fa tutto alla luce del sole, certa di riuscire a convincere il mondo che lei e’ una povera vecchietta e io il mostro. Tutto cio’ perche’ deve rimettermi in riga, deve farmi pagare la decisione presa in autonomia. Toccarla mi fa schifo, da sempre non sopporto il minimo contatto e nonostante cio la nutro, la curo, le lavo il .. tutti i giorni,con i guanti in latex. Ogni tanto esplodo e penso che se avessi avuto il coraggio di terminare la mia vita anni fa, mi sarei risparmiata una vita di dolore, che sono sempre in tempo, poi penso ai miei animali chi baderebbe a loro..e mi sento in gabbia, non mi sento nemmeno libera di suicidarmi, vivo solo di tormenti e ogni giorno e’ un giorno in meno su questa terra, sto sempre a fare ipotetici conti alla rovescia. Con il supporto (quasi inutile) degli assistenti sociali, mi sono decisa a metterla in una rsa . Ecco il problema, lei mi ha rovinato la vita, ma io ho continuato a darle tutto, il mio tempo, le mie attenzioni, le mie cure, i cibi migliori, avrei potuto metterla in rsa gia anni fa, per l invalidita e le malattie i medici mi dicevano che era troppo impegnativo e da sola non ci sarei riuscita. Infatti lo e’ stato molto impegnativo, considerato che lavoro full time, ho fatto tante rinunce e tanti sacrifici per aiutarla.. E mi odio per questo, penso di soffrire di masochismo e non so come uscirne. C’e’ qualcosa che mi spinge a prendermi cura di lei, nonostante tutto il male che continua a farmi, nonostante e’ chiarissimo che non c’e’ nessun amore dentro di lei, ma solo possesso, mi sono tolta anche il minimo dubbio. Ora che sa che andra in rsa e’ come se mi avesse dimenticata, mi guarda come fossi un estranea. Tutto cio’ mi fa soffrire? non lo so, forse all’inizio si ho avuto un momento di cedimento, poi mi sono imposta di ricordarmi tutto, di non dimenticare il male ricevuto, compresa la mia vita mai vissuta, i miei sogni infranti per i suoi capricci, i malanni fisici che mi ritrovo …e la grande solitudine cercata e voluta come rifugio (agli occhi degli altri sembro solo una persona selettiva, invece sono solo insicura profondamente) Ora provo un mix di disgusto, vuoto, odio, indifferenza, non c’e’ cellula del mio corpo che non sia toccata da un sentimento doloroso e incessante. Dicono sono in burn out, si lo so e aspetto solo che la rsa la chiami, dopo di che la mia vita e’ tutta da iniziare dall’inizio e non so se ce la faro’, se avro le forze . Per ora sono ancora bloccata qua, devo vendere la casa devo traslocare inziare un nuovo lavoro, ma siamo ancora qui e io sono sempre piu provata e debilitata