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La Risonanza Empatica in Terapia Relazionale e il Trattamento delle Personalità Post-Traumatiche

La risonanza empatica è un concetto fondamentale nella Psicologia Relazionale, specialmente nel
trattamento delle personalità post-traumatiche e dei legami disperanti che esse spesso instaurano
con partner altamente disfunzionali.

Il concetto di risonanza empatica, sviluppato nell’ambito della bioenergetica e approfondito da
autori come Vita Heinrich-Clauer, si concentra sull’idea che la connessione terapeutica non si fondi
esclusivamente su un processo dialettico, ma su un’esperienza condivisa di sintonizzazione
affettiva tra terapeuta e paziente.
È per questo che un terapeuta che comprende, che teorizza e che, quindi, possiede un’ottima
empatia cognitiva, non sarà mai efficace quanto quello che vibra e risuona con il paziente.
La terapia psicologica che funziona ha più a che fare con il sentire che con il capire.

Risonanza Empatica e Bioenergetica: Oltre i Neuroni Specchio
Nella psicologia contemporanea, spesso si fa riferimento ai neuroni specchio per spiegare
l’empatia e il riconoscimento delle emozioni altrui. Tuttavia, nell’ambito della bioenergetica e della
psicoterapia corporea, il concetto di risonanza emotiva viene approfondito in un’ottica più ampia,
che coinvolge l’intero organismo e non solo specifiche strutture neurali, in particolare il sistema
ventrovagale e il SNA.

L’importanza del sistema nervoso autonomo (SNA) e del sistema ventrovagale nella terapia
relazionale sul trauma è cruciale, poiché regolano le risposte emotive e fisiologiche del paziente. Il
sistema ventrovagale, parte della teoria polivagale di Stephen Porges, è responsabile della
regolazione della sicurezza e del senso di connessione con gli altri. Nelle persone con traumi,
questo sistema spesso risulta disregolato, portando a stati di iperattivazione (ansia, panico) o
ipoattivazione (dissociazione, chiusura emotiva).

La risonanza empatica tra terapeuta e paziente aiuta a ristabilire l’equilibrio del SNA, facilitando
una co-regolazione che permette al paziente di risperimentare la sicurezza relazionale. Questo è
un altro motivo per cui l’intelligenza artificiale non può sostituire la terapia umana: solo un altro
sistema nervoso umano può offrire una risposta fisiologica adattiva e autentica alla sofferenza
dell’altro.

Autori come Vita Heinrich-Clauer parlano addirittura di cellule di risonanza emotiva, sottolineando
come la sintonizzazione empatica avvenga a un livello profondo, coinvolgendo il sistema nervoso
autonomo, la respirazione, la postura e l’espressione corporea.
Questa prospettiva amplia la comprensione del processo terapeutico, evidenziando come la
regolazione emozionale non sia un semplice fenomeno cognitivo, ma un’esperienza incarnata e
vissuta.

risonanza empatica

La Risonanza Empatica nelle Personalità Post-Traumatiche
Le persone con personalità post-traumatica spesso presentano difficoltà nella regolazione emotiva
e nella costruzione di relazioni sicure. La loro esperienza di vita è stata segnata da eventi
traumatici che hanno alterato la capacità di fidarsi dell’altro e di sentirsi accolti.
In questo contesto, la risonanza empatica svolge un ruolo cruciale: il terapeuta non si limita ad
ascoltare, ma entra in una sintonizzazione corporea ed emotiva con il paziente.

Attraverso il linguaggio del corpo, il tono della voce, il ritmo del respiro e la postura, il terapeuta offre
un’esperienza di co-regolazione che aiuta il paziente a riorganizzare il proprio mondo interiore.
Questo processo non può essere sostituito da un’interazione puramente verbale o cognitiva, perché è la relazione stessa che genera la trasformazione, non il semplice scambio di informazioni.

Perché l’Intelligenza Artificiale NON PUÒ e NON POTRÀ MAI Sostituire la Psicoterapia
Relazionale
Negli ultimi anni, si è discusso molto sul ruolo dell’intelligenza artificiale (IA) nella psicoterapia.
Sebbene strumenti basati sull’IA possano offrire supporto in termini di psicoeducazione o
monitoraggio dei sintomi, essi non possono sostituire il nucleo essenziale della terapia: la relazione
umana.

La regolazione emotiva non avviene attraverso un semplice scambio di parole, ma attraverso la
presenza incarnata e la risonanza affettiva tra due esseri umani. È il contatto vivo, la risposta
empatica immediata e la possibilità di esperire un altro autenticamente presente che permette la
trasformazione. L’IA, per quanto avanzata, non possiede un corpo, non respira, non risuona
emotivamente, non vibra e non può offrire quella qualità di presenza che è alla base della terapia
relazionale.

Gli psychorobot possono quindi essere paragonati a persone anempatiche, rigide, ma molto
intelligenti, oppure possono, in parte, sostituire quei terapeuti che lavorano prevalentemente con la
parte sinistra dell’emisfero, ossia quella razionale.

Ma la capacità di sintonizzarsi con il proprio emisfero destro e risuonare con l’emisfero destro del
paziente, sintonizzarsi affettivamente senza colludere, è un’esclusiva dei terapeuti con forti doti
empatiche, capacità di auto-regolazione emotiva e solidi strumenti di ancoraggio alla realtà
(grounding).

In conclusione, la risonanza empatica è il cuore pulsante della terapia, specialmente nel
trattamento delle personalità post-traumatiche. Attraverso la bioenergetica e il concetto di cellule di
risonanza emotiva, comprendiamo come la regolazione emozionale avvenga non solo attraverso il
dialogo, ma attraverso un’interazione profonda tra corpi e sistemi nervosi. La relazione terapeutica
non può essere sostituita dall’intelligenza artificiale, perché la cura non risiede solo nelle parole,
ma nella connessione autentica tra esseri umani.

Dottoressa Silvia Michelini