Dott.ssa Silvia Michelini     info@vittimedinarcisismo.com

Chiama: +39 339 8873385

Sindrome da “Iper-Responsabilità”: ansia e senso di colpa cronico nelle personalità post-traumatiche

Alla radice delle personalità post-traumatiche è molto facile trovare una ferita narcisistica connessa con la “colpa di esistere”. Le persone perfezioniste e con iper-responsabilità sentono di dover far qualcosa per gli altri anche quando ciò che accade non è attribuibile a loro in termini di causa o responsabilità.

Perché questo peso morale, questo “eccesso di coscienza” colpisce alcune personalità post-traumatiche ed altre no?

vergogna narcisistica

L’ iper-responsabilità è un tratto della personalità basato su un pregiudizio (schema cognitivo/bias), secondo il quale una persona crede di essere direttamente responsabile di eventi al di fuori del proprio controllo.

Il nucleo di questa convinzione si basa sul senso di colpa cronico.

Sentirsi responsabili per tutto e tutti, per quanto possa apparire lodevole da un punto di vista morale può essere anche l’esito narcisistico di una ferita traumatica.

Chi di fatto può credere di poter portare sulle spalle l’intero peso del mondo?

Il senso di colpa determina un automatismo compulsivo e una forma cronica di rimuginazione mentale (over-thinking) sui fatti e le esperienze vissute, nelle quali ci si assume la colpa per tutto, persino per le scelte fatte dagli altri e/o per le loro reazioni; ci si convince che se si fosse agito diversamente, un determinato fatto non sarebbe accaduto.

È una forma di “pensiero magico” nel quale l’assunzione di colpa cronica è caratterizzata da tonalità quasi mitomaniche.

Prendersi la colpa di tutto è paradossalmente un modo per stare al centro dell’attenzione (seppur in negativo); il motivo può risalire all’infanzia, forse qualcuno ci ha fatto sentire il fulcro delle sue disgrazie o il motivo per il quale la famiglia non era in armonia, la causa di una sofferenza o della rovina della sua vita. In altri casi ci siamo forse sentiti l’unica risorsa per un genitore solo e abbiamo imparato a prenderci cura di lui/lei perché ci sentiamo in colpa per essere nati e/o per essere figli dei partner che li hanno fatti soffrire.

Le personalità con iper-responsabilità sono costantemente in ansia, perché si sovraccaricano di doveri, non sanno dire di no e fanno quasi sempre il passo più lungo della gamba, salvo poi sentirsi “deprivati”, o “parassitati” dagli altri.

È tuttavia opportuno rendersi conto che è proprio il senso del dovere masochistico ad attirare persone – che invece per loro natura –  si difendono dai traumi infantili cercando nella vita adulta un riscatto, una rivincita e un nuovo nutrimento dal mondo esterno.

L’incastro tra abusante (narcisista overt/covert infantile/sadico sia da esito traumatico che da eccessive cure/fissato allo stato di onnipotenza infantile) e masochista relazionale (narcisista covert masochista fissato allo stadio di onnipotenza infantile) è presto fatto.

manipolatore

L’origine del senso di colpa cronico è quindi attribuibile ad un attaccamento insicuro-ambivalente/disorganizzato con i propri care-giver e la successiva insorgenza di emozioni e comportamenti basati su schemi di pensiero disfunzionali come ad esempio gli standard di prestazione severi, la ricerca di approvazione, il pessimismo, l’autosacrificio e la paura della punizione.

Quando un genitore disfunzionale non si assume le sue responsabilità proiettando tutte le sue colpe sul figlio, quest’ultimo vivrà di vergogna e paura, non potrà imparare quali sono i confini tra sé e l’altro, che differenza c’è tra un bambino e un adulto e da grande, continuerà ad applicare questo schema infantile ad ogni interazione umana, perché è stato “addestrato alla colpa” e alla vergogna.

Le neuroscienze ipotizzano un collegamento tra questo schema di funzionamento post-traumatico e la predisposizione alla co-dipendenza nelle relazioni. Chi si sente di dovere sempre RIPARARE LE INTERAZIONI DISFUNZIONALI CAUSATE DAGLI ALTRI, è una persona maggiormente esposta alla manipolazione.

Il bambino eternamente colpevolizzato cresce con una funzione ben precisa: essere il termometro di regolazione delle emozioni e pensieri negativi dei suoi genitori, il “sistema di spurgo” delle loro proiezioni ossia di tutto ciò che non accettano in sé stessi.

In realtà è il genitore che dovrebbe invece fungere da specchio, da “regolatore emotivo” per i figli, introiettando ed elaborando le loro pulsioni aggressive e prestandosi come specchio per il figlio, sintonizzandosi sulle sue necessità e sostenendolo nello sviluppo dell’auto-regolazione emotiva.

Immaginiamo un bambino che piange perché ha fame e la madre/padre/care-giver lo adultizza, ne nega le necessità infantili e gli urla che per colpa sua lei non può fare questo o quello; immaginiamo poi che queste sequenze disfunzionali si ripetano per anni (trauma relazionale cumulativo).

Madre narcisista

Il nostro cervello è plastico, quando nasciamo il suo sviluppo emotivo e cognitivo non è terminato; questa plasticità decresce con l’età e sebbene esso mantenga intatta questa caratteristica (anche sulla base della soggettività del caso), la sua massima espressione di apprendimento è tra 0 e tre anni.

È per questo motivo che gli psicologi, soprattutto quelli come me che vengono da una formazione di stampo evolutivo psicodinamico, attribuiscono così tanta importanza alla relazione tra il bambino e il suo care-giver nella formazione e lo sviluppo psico-affettivo.

A quell’età il bambino dipende totalmente dal care-giver, lui è la sua Gestalt.

Da 0 a 3 anni un bambino dipende dai suoi care-giver per e mancano di un quadro di riferimento per inserire le esperienze in un contesto più ampio.

Comorbidità con disturbi clinici:

L’iper-responsabilità è stata associata al disturbo ossessivo-compulsivo, al DAG (disturbo d’ansia generalizzato) e a tutti gli stati ansioso-depressivi connessi al perfezionismo e alla rimuginazione.

Nell’ambito delle neuroscienze, si ritiene che i disturbi dell’umore siano associati ad uno squilibrio dell’attività della corteccia prefrontale e dei centri emotivi del cervello. La corteccia prefrontale svolge è responsabile tra le altre cose, dei processi cognitivi riferiti agli aspetti della pianificazione (processi esecutivi/decisionali)

Le aree cerebrali associate all’emotività (amigdala e ippocampo), che conosciamo già bene perché fondamentali nello studio del trauma e delle co-dipendenze affettive) sono invece responsabili del controllo dello stress (sistema ipotalamo-ipofisi-surrene).

Da o a tre anni si stabilizzano le sinapsi e le tracce memoniche associate alle aree emotive e quindi impariamo cosa ci spaventa, cosa non, cosa ci stressa e cosa non.

Immaginiamo un sistema limbico bombardato da esperienze di relazione disfunzionali; quanto si estenderà la capacita di quel sistema di sopportare stress emotivi e soprattutto quanto quella persona da grande sarà in grado di riconoscere il pericolo o “avvertire la stanchezza”?

Ciò che accade invece è che i tumulti emotivi delle aree limbiche restano subconsci, mentre si attivano a difesa le aree prefrontali a, al fine di mantenere il funzionamento del sistema, seppur a scapito della salute del sistema nervoso autonomo (lo stress cioè incide sui processi del sistema ipotalamo- surrene).

iper-responsabilità

Dottoressa Silvia Michelini

Scritto ascoltando: Twin Peaks Soundtrack

ANGELO BADALAMENTI R.I.P 11.12.2022